Auto, addio carta di circolazione ma non servirà a molto

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In arrivo il documento unico per i veicoli, al posto degli attuali carta di circolazione e certificato di proprietà: la notizia, filtrata nel weekend da ambienti governativi, pare confermata dal fatto che secondo la riforma della pubblica amministrazione (la legge Madia 124/2015) l’unificazione si dovrebbe fare entro il 28 febbraio prossimo e tale data non è stata modificata dal decreto milleproroghe. Ma, da quanto filtrato sinora, sarà tutt0 tranne che una riforma: l’unificazione del documento è il minimo che si potesse fare e serve ben altro. Infatti, i 39 euro di risparmio ipotizzato sono ben poca cosa per un’operazione come il passaggio di proprietà di un veicolo usato, che in tutto costa almeno 300 euro (e non di rado supera i 500). La legge Madia parla invece di «significativi risparmi per l’utenza».
Ma non è tutto. La legge lascia la porta aperta a quello che di fatto sarebbe un accorpamento del Pra (gestito dall’Aci) nella Motorizzazione, che negli ultimi 15 anni a furia di tagli ha perduto oltre metà del personale (da 7mila a poco più di 3mila). Il risultato penalizza l’utenza, al punto che agli sportelli della Motorizzazione a volte ci si sente dire di andare prima al Pra, in modo che sia quest’ultima amministrazione a digitare i dati della pratica. L’eventuale accorpamento potrebbe risolvere in parte questi problemi, ma da quanto filtrato sinora non è stato previsto. Inoltre, le imprese rischiano un aggravio dei costi per la revisione dei loro mezzi pesanti: la Motorizzazione, di fronte alle evidenti difficoltà di personale e strutture che attraversa, sta per delegare alcune funzioni a centri privati, che ovviamente sarebbero pagati dall’utenza.
C’è poi la partita della destinazione degli incassi delle pratiche. Attualmente, i compensi della Motorizzazione (i cosiddetti diritti) finiscono nelle casse dello Stato, con ministero dell’Economia che ne destina alla Motorizzazione stessa solo una parte, con entità e tempistiche discrezionali; i compensi del Pra (detti emolumenti) restano all’Aci, che può così coprire i costi di funzionamento del Pra (e per questo l’Aci afferma che esso non va abolito perché «si autofinanzia», con i soldi degli utenti stessi). Se fosse confermato che si rinuncia all’accorpamento, questa situazione resterebbe invariata. Salvo norme che dirottino allo Stato gli incassi del Pra.

Articolo: www.ilsole24ore.it

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